D come vitamina

Siamo ormai entrati nella stagione autunnale, anche se le temperature ancora forse non ce lo fanno ben capire ma… già abbiamo notizie di primi malesseri da freddo soprattutto tra gli studenti: raffreddamento, influenza e l’ormai ben conosciuto Covid nelle sue varianti più o meno infettive.

Oltre a improntare un’alimentazione che preveda frutta e verdura di stagione, grazie alla ricca concentrazione di vitamine, Sali minerali, antiossidanti e altri fitoelementi, potrebbe essere necessario (sotto consiglio del proprio medico e/o specialista di fiducia) integrare con preparati farmaceutici, i quali in sinergia possono aiutare il sistema immunitario ad essere più efficace contro eventuali infiammazioni e affrontare così le stagioni fredde.

Recenti studi stanno dimostrando che tra le vitamine necessarie per il buon funzionamento del sistema immunitario, un ruolo importante viene svolto dalla vitamina D. Dalla letteratura scientifica sappiamo che la vitamina D in natura si trova in due forme:

  • Vitamina D2, la quale è presente prevalentemente in frutta, verdura e funghi
  • Vitamina D3, che viene sintetizzata dalla pelle dopo esposizione ai raggi solari.

Assumere la vitamina D, sia attraverso gli alimenti che la contengono (le già citate frutta, verdura, funghi, tonno, salmone, sgombro, gamberi, formaggi, cacao) che eventualmente con gli integratori, è indispensabile per sostenere una corretta assimilazione di calcio e fosforo, sali minerali importantissimi per la salute del tessuto osseo e dei denti durante la crescita dell’organismo e successivamente per mantenerne l’integrità nella fase adulta. La vitamina D permette ciò grazie alla sua capacità di favorire il mantenimento dei giusti livelli di calcio nel sangue, prevenendo o rallentando l’insorgere dell’osteoporosi.

Tornando al suo ruolo di rinforzo del sistema immunitario, questa associazione venne riscontrata per caso già nel 1800, quando per trattare la tubercolosi i medici consigliavano l’esposizione alla luce solare. I benefici di questa terapia non erano attribuibili all’effetto del sole sui batteri patogeni, ma alla sintesi di vitamina D indotta dalla luce. Solo anni dopo si è scoperto che la vitamina D regola l’attività del sistema immunitario, in particolare dei linfociti T, che possono riprodursi e bloccare i patogeni esterni solo con quantità sufficienti di vitamina D.

Esistono prove scientifiche sostanziali che la vitamina D3 è benefica per il sistema immunitario. Ha proprietà antinfiammatorie e immunomodulatorie ed è fondamentale per attivare le difese del sistema immunitario. Può anche migliorare l’immunità specifica o acquisita e ridurre l’insorgenza di malattie autoimmuni. La vitamina D è nota per stimolare la funzione dei globuli bianchi, compresi i linfociti T helper e i macrofagi. Queste cellule circolano nel sangue e, in presenza di sostanze estranee o anche cellule infette, sono in grado di riconoscere le sostanze estranee e di attaccarle efficacemente, rendendole innocue per qualsiasi cellula, ed escrete attraverso i vasi linfatici.

Cosa succede in caso di carenza? La principale conseguenza dei bassi livelli di vitamina D (specialmente di D3) è il ridotto assorbimento di calcio e fosforo. Oltre alla loro funzione strutturale, questi minerali sono coinvolti in molti processi metabolici, come la contrazione muscolare. Inoltre, la carenza di vitamina D può anche influire negativamente sulla salute generale. Le prestazioni ambigue possono essere correlate alle sue carenze così come a problemi più seri come:

  • mal di testa
  • stanchezza inspiegabile
  • cambiamenti di umore
  • perdita di forza
  • dolore muscolare
  • aumento della frequenza delle infezioni
  • aumento dell’incidenza di malattie autoimmuni
  • aumento dell’incidenza del diabete
  • livelli elevati di LDL (il grasso del colesterolo “cattivo”)
  • difficoltà a guarire le ferite

Quando la concentrazione di calcio e fosforo nel sangue diminuisce per carenza di vitamina D, l’organismo è costretto a indurre il rilascio di questi preziosi minerali dalle ossa. Tuttavia, tutto ciò indebolisce la struttura ossea a lungo termine, che può portare a varie malattie nel tempo come:

  • Osteoporosi. In questa malattia, la densità ossea diventa sempre più bassa, mettendo le persone con la malattia a rischio di fratture e danni alle ossa. Le ossa diventano molto fragili e nei casi più gravi puoi vedere come le ossa diventano porose. È più comune nelle donne in postmenopausa, ma non le colpisce solo. La carenza di vitamina D è associata a una maggiore probabilità di osteoporosi.
  • Osteomalacia. Questo disturbo si verifica quando non ci sono abbastanza minerali all’interno delle ossa per produrli. È chiamato un difetto nella mineralizzazione della matrice ossea. Le conseguenze sono dolore fisico e deformità.
  • Rachitismo. Questa terribile malattia è simile all’osteomalacia, ma si verifica nei bambini. Attacca l’osso in crescita e provoca deformità gravi e potenzialmente invalidanti. Attualmente, non esiste tale rischio nei paesi più sviluppati perché molti prodotti e alimenti per l’infanzia sono ricchi di vitamina D e calcio, che impediscono lo sviluppo del rachitismo nella maggior parte dei bambini.

Recentemente, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha aggiornato le indicazioni per la prevenzione e il trattamento della carenza di vitamina D negli adulti, determinando il valore ideale tra 20 e 40 ng/mL. In generale, trascorrere più tempo all’aperto è sufficiente per garantire l’assunzione necessaria.

Tuttavia, questa carenza è comune tra i neonati e gli anziani, che spesso escono meno spesso e sono meno esposti alla luce solare rispetto ai giovani adulti. Per questo motivo le gocce di vitamina D vengono somministrate nel primo anno di vita e molti medici ritengono opportuno prescrivere l’integratore a tutti i pazienti oltre una certa età. Tuttavia, è importante prevenire il sovradosaggio, poiché la vitamina D può essere tossica a dosi elevate. Questo di solito si verifica quando i livelli circolanti superano i 100 ng/mL. Per evitare ciò, l’assunzione giornaliera raccomandata non supera i 50 microgrammi al giorno.

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