La siccità è un fenomeno naturale determinato da condizioni temporanee di ridotta o scarsità di disponibilità idrica, definita come deviazione dalle condizioni climatiche medie di una particolare attrazione. Tuttavia, non esiste una definizione univoca di siccità, in quanto è necessario specificare il campo dei fenomeni a cui si riferisce, siano essi naturali, sociali o economici.
Si parla, ad esempio, di siccità meteorologica in caso di relativa diminuzione delle precipitazioni; di siccità idrologica in presenza di un apporto idrico relativamente scarso nel suolo, nei corsi d’acqua, o nelle falde acquifere; di siccità agricola in caso di deficit del contenuto idrico al suolo che determina condizioni di stress nella crescita delle colture; e di siccità socio-economica se riferita al complesso dei consumi sul territorio.
L’impatto che tale fenomeno ha sull’ambiente è poi legato al perdurare delle condizioni siccitose. Una carenza di pioggia prolungata per molti mesi (6–12 mesi) avrà effetti sulla portata dei fiumi; mentre per un periodo maggiore (uno o due anni) graverà sulla disponibilità di acqua nelle falde. Altri fattori climatici (quali, ad es., alte temperature, venti forti e bassi valori di umidità relativa) possono ulteriormente peggiorare la gravità di questo fenomeno.
In generale, gli eventi di scarsità idrica sono associati a una riduzione della disponibilità idrica (la capacità di approvvigionamento dei sistemi naturali) che lascia la domanda media di lungo periodo insufficiente per essere soddisfatta, o quando il flusso di approvvigionamento è inferiore alla domanda istantanea di tali sistemi, causato da acqua non riservata fornita da sorgenti. Le valutazioni della scarsità d’acqua devono tenere conto anche delle grandi variazioni della domanda nel corso dell’anno. Ciò può verificarsi, ad esempio, in bacini polivalenti in cui la componente irrigua è importante, o viceversa, in quei bacini che, seppur monouso, sono particolarmente richiesti durante la stagione turistica. Inoltre, nel valutare gli eventi di scarsità d’acqua devono essere prese in considerazione le variazioni di anno in anno nella disponibilità fornita dalla capacità di invasatura.
Questa situazione presenta molti problemi con la conoscenza e le informazioni sull’uso delle risorse. Sebbene il monitoraggio dei prelievi idrici sia obbligatorio per legge, non sempre lo si fa, e i dati sui prelievi idrici non sono sempre prontamente disponibili, tanto che lo stesso Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha raccolto alcune stime della domanda di dati di utilizzo su un base. Attualmente non sono disponibili informazioni coordinate, continue e dettagliate sui prelievi idrici. Ad esempio, solo attraverso il monitoraggio continuo dei dati sulle quantità e sugli usi idrologici è possibile fornire modelli di budget in tempo reale che consentano di comprendere, con incertezza accettabile, la quantità di risorse in un punto della rete idrologica e delle acque sotterranee, o calcoli per il monitoraggio e quantificazione Indicatore delle condizioni di siccità.
Comprendere le risorse idriche disponibili è inoltre più che mai necessario per valutare le concessioni esistenti e capire se e come le loro assegnazioni possono essere riviste in modo più sostenibile. Tuttavia, un’accurata conoscenza delle risorse idriche disponibili ci consente di affrontare meglio le condizioni di scarsità idrica che possono verificarsi dopo gravi eventi di siccità attraverso misure appropriate. Infine, questa conoscenza è un servizio essenziale per comprendere quali condizioni di utilizzo delle risorse idriche non compromettono i requisiti ecologici necessari per mantenere la biodiversità e gli ecosistemi, insieme alle indagini sullo stato dei corpi idrici e alla conservazione degli habitat e delle specie.
La corretta gestione delle risorse idriche è intrinsecamente una questione di conoscenza, che deve essere più dettagliata e tempestiva rispetto al passato, soprattutto durante gli eventi di crisi, in quanto vi è una crescente concorrenza per utilizzare sempre meno acqua e destinarla alla concorrenza. Ciò richiede informazioni più dettagliate e sistemi di elaborazione più elaborati e complessi.
Spesso, l’uso di modelli da solo non può compensare la mancanza di dati. Affinché un modello fornisca stime affidabili e quindi supporti risposte valide, deve essere calibrato e convalidato rispetto ai dati: minore è la quantità e la definizione dei dati, più grossolane saranno le stime effettuate dal modello; con i dati idrologici attualmente a disposizione, in assenza di dati sulle acque superficiali e sotterranee e sui prelievi, i modelli di bilancio idrologico possono fornire stime alla scala mensile, stagionale o annuale con elevati, ma comunque accettabili allo scopo, margini di errore.
Problematiche inerenti alla gestione delle attività agricole
L’agricoltura è uno dei settori produttivi maggiormente esposti agli impatti derivanti dalla variabilità e dal cambiamento del clima. Sebbene alcuni effetti del riscaldamento globale possano inizialmente portare a un potenziale aumento delle rese, l’aggravarsi degli eventi estremi, l’insufficienza idrica e lo stress termico potranno innescare danni anche irreversibili all’agricoltura e ai sistemi agro-alimentari.
L’innalzamento delle temperature determinerà una variazione del ciclo idrologico. Le precipitazioni diminuiranno, ma saranno più intense, cambieranno i regimi di portata dei fiumi, i processi di evapotraspirazione e accumulo di acqua e umidità nel suolo. Gli eventi estremi quali siccità, grandine, venti forti e ondate di calore aumenteranno e a loro volta potranno innescare fenomeni come incendi, alluvioni e frane. Gli impatti varieranno da regione a regione, a seconda degli scenari futuri di emissione di anidride carbonica in atmosfera.
Le possibili misure da intraprendere nella gestione delle attività agricole dovranno considerare una serie di impatti nel settore:
- la resa agricola risulterà sempre più variabile di anno in anno;
- è possibile una proliferazione e diffusione di alcune nuove specie di insetti ed erbe infestanti, con effetti significativi sulla produzione agricola;
- la gestione dei parassiti e delle malattie delle colture richiederà un adeguamento dei tempi, delle tipologie e dell’efficacia delle misure chimiche e biologiche di controllo;
- sarà necessario fare i conti con estati più siccitose e con aumenti di fabbisogno idrico per le colture intensive;
- l’innalzamento del livello del mare porterà alla salinizzazione delle risorse idriche sia superficiali che sotterranee, influenzando l’approvvigionamento idrico nei territori in prossimità delle aree costiere.
Gli impatti interesseranno tutti gli aspetti relativi alla sicurezza alimentare, tra i quali l’accesso e la qualità del cibo e la stabilità dei prezzi. Si stima che, per un riscaldamento globale maggiore di 1,5-2°C, i rischi nel settore agricolo, energetico, alimentare e idrico potranno sovrapporsi spazialmente e temporalmente, andando ad interessare un numero sempre maggiore di persone e regioni.
Come l’agricoltura contribuisce al cambiamento climatico e come può mitigarlo
Se l’agricoltura è un settore particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e richiede la definizione in tempo di strategie di adattamento, d’altro canto può svolgere un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera e può contribuire a strategie di mitigazione, come lo stoccaggio del carbonio nei suoli.
Le emissioni di gas serra dell’agricoltura sono significative e comprendono sia la produzione diretta relativa che le emissioni fossili lungo la filiera agricola, che quelle derivanti dalla deforestazione finalizzata all’ottenimento di nuove superfici coltivabili.
Tra i principali gas serra generati dall’agricoltura vi sono il metano e il protossido di azoto, più potenti dell’anidride carbonica, generati dall’uso di rifiuti animali e suoli a gestione intensiva.
Nel complesso, le opportunità di mitigazione per il settore agricolo:
- opzioni sul lato della domanda:
– i gas serra potrebbero essere mitigati riducendo lo spreco alimentare durante tutto il ciclo alimentare;
– dai cambiamenti nelle abitudini alimentari;
– dalla riduzione del consumo di legna.
- opzioni dal lato dell’offerta:
– riduzione delle emissioni con conseguente gestione più efficiente delle pratiche di fertilizzazione;
– riduzione del consumo di energia sostituendo i combustibili con la biomassa.
A livello globale, l’agricoltura deve affrontare tre sfide:
- ridurre il suo impatto in termini di emissioni di gas serra;
- diventare più resilienti e adattarsi ai cambiamenti climatici;
- garantire una produzione alimentare sufficiente in relazione ai dati demografici.
Pertanto, le politiche che regolano le pratiche agricole tengono conto della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell’adattamento a un quadro più generale di sostenibilità ambientale e socio-economica, sfruttando le sinergie tra queste misure.
I danni del cambiamento climatico nell’agricoltura italiana
Secondo il rapporto annuale Ismea 2022 sulla gestione del rischio d’impresa, si può osservare che l’agricoltura italiana nel suo complesso subisce un danno considerevole derivante dall’aumento della temperatura di + 0,29 °C nel 2021 rispetto al trentennio di riferimento 1991-2020. È il decimo anno più caldo per il nostro Paese dal 1800 e questo dato rientra in una tendenza in costante aumento delle temperature.
Secondo le stime, anche lo scorso anno il settore agricolo in Italia ha subito un danno per circa due miliardi di euro.
Le temperature bollenti di fine anno confermano l’andamento climatico anomalo del 2021 hanno condotto ad avere perdite:
- del 25% del raccolto di riso;
- del 10% del raccolto di grano;
- del 15% del raccolto della frutta;
- del 9% della produzione di vino;
- ¼ della produzione di miele italiano.
L’agricoltura italiana dovrà nel futuro affrontare le conseguenze del cambiamento climatico come l’aumento della temperatura, l’alterazione delle stagioni delle piogge e altri eventi estremi. Già all’attuale, ondate di calore atipiche oppure grandinate più frequenti e più intense, hanno avuto danni devastanti sulle piante, aumentando inoltre la loro vulnerabilità ai parassiti, rendendo sempre più spesso la produzione non accettabile: per esempio, una grandinata non prevista su delle pesche fuori raccolto, magari non assicurate, può rappresentare un serio problema economico per il produttore.
Recenti studi hanno stimato che entro il 2100 purtroppo il valore della terra nel sud Europa diminuirà dell’80 percento.
Bibliografia
Fondazione Nordest 2019, Cambiamenti climatici e agricoltura nel Nordest, Venezia
ISPRA, SNPA, IRSA-CNR, Linee guida sugli indicatori di siccità e scarsità idrica da utilizzare nelle attività degli osservatori permanenti per gli utilizzi idrici, Roma 2018